Crisi istituzionale senza precedenti che influenzerà anche i territori

Al voto con un Paese lacerato

Il volto stanco e corrucciato di Sergio Mattarella che si intravedeva lunedì mattina dietro il saluto dei monumentali corazzieri del Quirinale nelle foto pubblicate in prima pagina da tutti i quotidiani riassumeva meglio di qualunque altro commento la difficile – per alcuni, drammatica, ma si sa che da noi i drammi rasentano spesso la farsa – crisi politico-istituzionale che sta attraversando il paese. Per il timore di consegnare a Matteo Salvini, con la figura dell’economista Paolo Savona, un governo votato a quell’uscita dell’Italia dall’euro assente dai programmi elettorali dei partiti vincitori delle politiche del 4 marzo, si rischia di consegnargli davvero il Paese a seguito di un voto anticipato che, stando ai sondaggi, non lascerebbe dubbio alcuno su quella massiccia affermazione della Lega che Massimo D’Alema ha prevista – forse scherzando – all’80 per cento. La difesa dei risparmi degli Italiani, addotta dal Presidente della Repubblica come ragione principale del suo rifiuto di nominare oggi quel Ministro, rischia di riproporsi domani, in modo questo sì drammatico, dopo un voto al quale la Lega di Salvini farà precedere una campagna elettorale massicciamente impostata sull’antieuropeismo, sull’indipendenza nazionale e sul probabile, a questo punto, aumento dell’Iva. E se quel voto rispecchierà gli attuali umori prevalenti nell’opinione pubblica, se non si riuscirà a erigere un solido baluardo di prudenza e moderatismo contro l’ondata populista in procinto di scatenarsi, allora non vi saranno istituzioni, presidenti della repubblica, grandi giornali in grado di opporsi al “governo del cambiamento” che porrebbe davvero l’Italia fuori dal contesto europeo. 

 

Il sospetto è che questo, in fondo, fosse il disegno da sempre accarezzato da Matteo Salvini, uno dei due vasi di ferro – l’altro è Sergio Mattarella – fra i quali rischia di fracassarsi il vaso di coccio del Movimento Cinque Stelle, scosso dalla determinazione di un alleato che sa di poter contare su un elettorato molto più coeso e compatto del gassoso movimento di Beppe Grillo. Non si spiegherebbe altrimenti una così dura prova di intransigenza su un nome, quello di Savona, al quale Mattarella avrebbe preferito perfino lo stesso braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti. Aveva cercato il casus belli, Matteo Salvini? Forse lo ha trovato su quella scelta. E non gli importa di gridare istericamente all’impeachment, come si è affrettato a fare Luigi Di Maio forse per tenere a bada l’irrequieta base che si riconosce di più nel pasdaran Alessandro Di Battista: a Salvini interessa piuttosto che Mattarella stia lì, a rappresentare l’avversario principale della sua prossima campagna elettorale, facendone il simbolo di un sistema che non arretra e non ne vuole sapere di aprirsi al cambiamento, vero o finto che sia. *** Perché è certo che si andrà a votare, al di là del consenso che riuscirà a racimolare in Parlamento l’incaricato Car- lo Cottarelli: un consenso le cui linee di confine – insieme all’imminente voto in diversi comuni italiani – detteranno anche le future alleanze elettorali. È infatti sulla base degli schieramenti che si creeranno sul suo governo tecnico alla Camera e al Senato che si deciderà se il prossimo voto sarà Lega e 5 Stelle contro tutti, se la Lega sarà ancora nel centro destra, se i 5 Stelle si spaccheranno tra i due forni di destra e sinistra apparsi a un certo punto delle consultazioni come “un questo o quello, per me pari sono” o se, infine, si creerà un centro con Pd e Forza Italia contrapposti al fronte sovranista e populista. Quanto a Cottarelli, l’idea che ha sempre trasmesso è quella di un tecnico della finanza dalle idee ben chiare, ma che sa anche come alla fine le cose le decida la politica. Lo ha provato sulla propria pelle con Matteo Renzi e dev’essere stato anche questo che lo ha avvicinato al movimento delle liste civiche aggregate in Via Italia di Roberto Gambelli al quale fa riferimento anche la modenese Uniamoci che raggruppa Carpi Futura e Noi lista civica di Novi. Proprio a Novi, a un incontro tenutosi nel novembre scorso per iniziativa dei civici locali, ci capitò di chiedergli che cosa ci facesse lì. E lui: “Mi hanno invitato e dove mi chiamano, io vado” ci rispose. La chiamata c’è stata ancora, e tanto meno questa volta poteva dire di no.

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