Il navigatore dei due mari

«Ma dove siete, ora?».  «Via Catellani – rispondiamo  –. Per uno come te che  alle Azzorre ci arriva a occhi  chiusi, sciroppandosi ogni  volta mezzo Oceano Atlantico,  non dovrebbe essere  difficile trovarci». E rieccolo  qua, Omero Moretti, oggi  67enne: “Nel nome di battesimo  un destino da eterno  navigatore”, come titolammo  in un servizio del 2008  per riassumere quella metà  della sua esistenza (35 anni,  dal sestante al Gps, per restare  in tema) trascorsa da skipper  oceanico. Lo ritroviamo,  dunque, dieci anni dopo, con  dieci traversate atlantiche in  più sulle spalle (ora è a quota  trentanove) e con il suo primo  libro dato alle stampe.  Si intitola “Il mestiere del mare”  (Il Frangente editore, Verona 2017,  188 pagine, 19 euro), una lettura gradevole,  non per specialisti ma per  viaggiatori della vela, curata dalla  compagna e hostess di bordo Sara  Teghini (laurea in Scienze Politiche,  indirizzo economico, master  alla Columbia University, alle spalle  un periodo di lavoro nello staff  del sindaco di New York, Michael  Bloomberg, prima di convertirsi alla  vita di mare): «Ci siamo incrociati  cinque anni fa – racconta lei – ovviamente  in mezzo all’Atlantico che io  stavo attraversando su un’altra barca.  All’appuntamento radio che si  danno i naviganti per scambiarsi in  contemporanea notizie e informazioni,  abbiamo saputo che c’era questo  Omero alle prese con un grosso  problema al motore. È partita la  ruota dei naviganti, con tutti noi in  linea a dargli consigli: torna indietro,  fermati a Capo Verde. E lui: mo va là,  ora lo smonto e lo aggiusto. E noi a  seguirne via radio, per due giorni, la  saga del montaggio e smontaggio,  fino a che ce l’ha fatta. Ci siamo poi  incontrati all’arrivo in Martinica».  E da allora, completiamo noi, non  si sono più lasciati.