Il viaggio della vita per l'uomo che sogna i mari freddi del nord

Qualche giorno fa i quotidiani hanno riportato la storia della coppia di pensionati che, dopo aver venduto tutto, da tre anni a questa parte viaggiano il mondo con tutti i mezzi. Del record che vantano poi i pensionati nelle statistiche dei viaggiatori sul Camino verso Santiago de Compostela – espiazione da aggiungere alle basse pensioni o speranza di migliorale? – i giornali parlano da tempo, così come non fa più notizia il polo d’attrazione che sono diventate, per i pensionati di casa nostra, le Canarie e il Portogallo. E’ un segnale che le generazioni che stanno arrivando all’età del ritiro dal lavoro non somigliano per niente a quelle di un tempo, hanno ereditato e mantengono curiosità, interessi e una voglia di muoversi che vengono da percorsi professionali dinamici e intensi e che non possono smorzarsi di punto in bianco, solo perché arriva l’assegno dell’Inps.

 

Si prenda, per esempio, il caso di Marzio Conte, oggi 66enne appena accomiatatosi dal lavoro. Originario di Milano, ha lavorato per la Snia Viscosa prima di trasferirsi a Carpi, assunto in Sandra Mell e, dal 1990, a Novi. Da qui è partito per lavorare in proprio, con un maglifico aperto a Reggiolo, per approdare dal 1996 al ruolo di responsabile della produzione di maglieria per Trussardi, a Cognento. E sempre per Trussardi, nel 2005, ha collaborato all’apertura di uno stabilimento in Ucraina. Non è certo nuovo, ai viaggi, Marzio Conte: il tempo delle ferie lo ha speso in passato per raggiungere Capo Nord (“Non quello turistico, quello vero che è il promontorio di Knivskjelloden, raggiungibile dopo dieci chilometri di marcia su pietraie e permafrost”), poi le isole Lofoten e ha attraversato l’Italia a piedi, da Ancora all’argentario. Mai però gli si era presentata prima d’ora l’opportunità, avendo finalmente a disposizione tutto il tempo che occorre, di avventurarsi nel viaggio della vita: «L’idea di uno zaino in spalla e via – spiega – era rimasta una incompiuta, un sogno rimasto trale per ragioni di tempo, di impegni, di lavoro. O forse erano solo aklibi, non lo volevo abbastanza e non ero pronto a misurarmi con me stesso, a guardare nel mio profondo».

 

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