Fantastiche creature di Taparelli e Pantaleoni viaggio nelle leggende padane

Gli esseri del mito e delle fiabe

Uno, era un vecchio artista di Correggio che avrebbe potuto benissimo figurare fra i personaggi dei romanzi di Giuseppe Pederiali essendo stato definito dallo stesso scrittore “…un altro folle genio nato da queste parti”. E come tutti i geni padani, era fatto a modo suo, un artista completo capace di scolpire, dipingere, disegnare, scrivere, costruire mobili e giocattoli meccanici. Si chiamava Giulio Taparelli, ma si firmava A.P. Antelucani Paolino, è scomparso nel maggio scorso a 98 anni e abitava una villa che è di per sé un’opera d’arte, una sorta di Museo arricchito continuamente dalle sue creazioni.

L’altro è vivo e lotta insieme a noi, trattandosi di Luciano Pantaleoni, sessantenne architetto correggese (lavora alla coop Andria) che però, essendo lui pure portatore di qualche traccia di folle genialità padana, avvalendosi di due fonti ispiratrici come La Si’nema (sua zia Emma, gentile e magica) e La Nona (sua nonna Augusta, appassionata ed stori melnéti) ha potuto dare alle stampe una quantità di lavori ispirati al dialetto e alla cultura popolare di queste parti, come – per citare solo alcuni titoli – “Arin Bucin, filastrocche popolari emiliane” (1983), “Fola fuleta. Fiabe popolari emiliane” (2006), “Le stramberie di Mingone e altri stolti contadini scaltri” (2007), “La tombola ed Mingoun” (2010) e il dotto “Cuore, culo e dintorni: l’amore nella cultura popolare” del 2005.

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