Difficile stabilire le sanzioni per i grafomani

Ma è imbrattamento deturpazione o danno?

Carpi – Qualcuno li chiama writer, qualcun altro, più alla buona li definisce “graffitari”. Loro si ritengono artisti dell’arredo urbano mentre sono in molti a ritenerli soltanto degli imbratta muri che operano la notte a colpi di bombolette spray. 

Di fatto sono frequentatori abituali degli angoli più riposti della città, ma anche appassionati estimatori di monumenti pubblici, porticati e portoni. Difficile sorprenderli “al lavoro” e, soprattutto, difficile applicare nei loro confronti i rigori della legge che, almeno sulla carta, stigmatizza il loro operato con sanzioni di carattere penale. «La legge – spiegano alla Polizia di Stato – fa distinzione fra chi deturpa un edificio pubblico o un monumento e chi invece lascia scritte deturpanti sul muro di una abitazione privata. Per la prima ipotesi si agisce “d’ufficio”, nella seconda solo a querela di parte. E non è vero che non li prendiamo mai, qualche volta ne abbiamo colto qualcuno sul fatto». Cogliere in flagrante un graffitaro è essenziale per poter poi arrivare a una sua condanna: da 6 mesi a 3 anni di reclusione se si prova il “danneggiamento”, molto meno se si tratta solo di deturpamento o di imbrattamento. Sanzioni inadeguate e di difficile applicazione che, in alcune realtà si è cercato di aggravare: a Trieste il regolamento di polizia urbana ha recentemente aumentato la multa da 50 a mille euro per i casi più gravi (300 euro di multa per chi scrive sui cassonetti del pattume, altro luogo privilegiato per gli interventi dei writer). «Nel regolamento di polizia urbana dei Comuni dell’Unione – chiarisce Susi Tinti, comandante della Polizia dell’Unione Terre d’Argine – all’articolo 12 è prevista una sanzione da 25 a 150 euro se l’imbrattamento non rientra nelle fattispecie previste dagli articoli 635 e 639 del Codice penale che regolamentano queste situazioni. In pratica con 50 euro uno se la cava. In realtà abbiamo in passato colto sul fatto alcuni minorenni che poi hanno provveduto a rimediare al danno e non si è quindi proceduto nei loro confronti. Sulla città vigila il nostro “Nucleo Antidegrado” formato da personale in borghese».

Ma è piuttosto difficile debellare il fenomeno: a Milano il nucleo interventi speciali della Polizia Locale ha recentemente denunciato sette writer (tutti fra i 19 e i 25 anni) a cui sono stati sequestrati i cellulari con i quali fotografavano le loro imprese artistiche; a Bologna un sommario censimento delle scritte sui muri, effettuato anni fa, ne aveva contate ben 18 mila nel solo ristretto cerchio delle mura medievali.  Sul web i graffitari arrivano a scambiarsi le proprie opinioni: “Personalmente – scrive “Eric”, uno di loro – preferisco i graffiti sui treni. Li adoro quando sono fatti bene. Credo che per un writer sia una soddisfazione vedere che il proprio lavoro gira l’Italia”. A Carpi esiste un monumento dedicato ai writer, quel lungo muro di cemento alzato nel piazzale della Meridiana dietro le Poste. Ma i graffitari di casa nostra, da sempre, non lo hanno ritenuto esaustivo delle proprie ambizioni. Basta girare per le vie del centro per rendersene conto. E basta guardare quanti soldi il Comune spende per mantenere puliti i muri della città (come recentemente sotto il portico di San Nicolò) per rendersi conto che quella del graffitaro non è un lavoro “artistico” indolore per le tasche dei Carpigiani.

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