“Mutina splendidissima” propone una quantità di reperti di epoca romana venuti alla luce in anni di scavi. In mostra frammenti di vita quotidiana di duemila anni fa, insieme a ricostruzioni virtuali. Restituita l’immagine di una città florida e opulenta

Quella Mutina nel sottosuolo

C’è, sotto il cielo di Modena, sotto le strade lastricate di ciottoli di Modena e sotto i palazzi di Modena, un’altra città che non si chiama Modena. Pochi se lo ricordano, alcuni, periodicamente, lo scoprono con sorpresa quando, scavando, balzano fuori dal terreno argilloso alluvionale del sottosuolo pezzi di marmo lavorato, lastre scolpite, preziosi reperti di un tempo in cui Modena si chiamava Mutina e in cui l’intera pianura che si estendeva ai quattro punti cardinali fuori dalla città era segnata profondamente dal reticolo della centuriazione romana che arrivava fino a Limidi (un toponimo di limes, confine) e fino a Carpi dove, poco oltre, iniziava la “bassa” di nome e di fatto. È, Mutina, una realtà ancora viva e presente sotto la sottile patina di duemila anni di storia che esce di nuovo allo scoperto (lo fa periodicamente, grazie al lavoro di archeologi e studiosi) con la mostra (“Mutina Splendidissima”, appunto) che aprirà i battenti al Foro Boario del capoluogo (via Bono da Nonantola 2) il prossimo sabato 25 novembre.Un appuntamento da non perdere per rivisitare e quasi toccare con mano quella città romana che ci sta ancora in parte nascosta sotto i piedi e che ci ha lasciato una eredità difficile da dimenticare.

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