Chi, a Carpi – proprietario, impresa immobiliare o di costruzioni o progettista che sia – avesse in animo di presentare al Comune un piano particolareggiato, oltre alla richiesta di autorizzazione, al progetto in linea con le norme di Prg e oltre ad attendere i 60 giorni di esposizone al pubblico e le osservazioni dei cittadini e le controdeduzioni del Comune, oltre a tutto questo, si diceva, ha rischiato di dover mettere in conto anche una ulteriore possibilità: che cioè un gruppo di cittadini, raccolto il numero di firme imposto dal Regolamento per le consultazioni popolari, possa proporre un referendum destinato a cambiare il progetto. Era la prospettiva che si è prfilata l’altra sera durante quello che passerà alla storia del Consiglio comunale di Carpi come “l’ emendamento al comma 5 dell’articolo 14” dello Statuto, passato all’unanimità dall’aula di palazzo Scacchetti dopo una delle sedute più surreali che si ricordino.