Chiesa - la Cattedrale restaurata esempio anche per le zone terremotate del centro Italia

Festa d'orgoglio e di speranza

Di Fabrizio Stermieri

Altissimi prelati e ministri di Stato, sbandieratori, falconi e falconieri, giochi di luci e spettacoli pirotecnici, fumi d’incenso e note sublimi levate al cielo a maggior gloria di Dio. Carpi non si è fatta mancare nulla nel suo week end della riscossa, quello della riapertura al culto della cattedrale di Santa Maria Assunta che ha simboleggiato la fine di un periodo, quello della ricostruzione, e l’inizio di un altro, quello della post-ricostruzione che, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali (quelle del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, per esempio) sarà ancora lungo da digerire visto che, Cattedrale a parte, sono ancora tante le chiese da restaurare e non solo le chiese. Ma questo non ha inficiato la festa per la riapertura del Duomo, una festa degna del tempio che qualcuno a ragione ha definito “un tempio degno di Roma”. Quattro i Cardinali, principi della Chiesa, che hanno sottolineato con la loro presenza la rilevanza religiosa di questa riapertura-rimbolo della cattedrale: Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, in procinto di passare il testimone al suo ancora ignoto successore, Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze (e possibile successore di Bagnasco), e Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna (giunta a Carpi assieme al suo successore, l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi (a sua volta probabile porporato) e con il vescovo emerito della nostra Diocesi, monsignor Elio Tinti. Fra i vescovi presenti, non poteva mancare monsignor Douglas Regattieri, carpigiano prestato alla chiesa di Cesena-Sarsina. Curata nei minimi particolari, la solenne cerimonia in Duomo è stata sottolineata dalle note della messa per l’incoronazione di Mozart che, da sole, avrebbero potuto strappare l’applauso dei fedeli stipati nelle navate della cattedrale. Una cattedrale rutilante di rinnovati colori e impreziosita da un nuovo impianto di illuminazione fatto per mettere in risalto la magnificenza della chiesa, della restaurata decorazione e dei tanti piccoli capolavori che l’adornano, non ultima la statua della Madonna del Cibelli, incoronata di nuovo diadema dal cardinale Parolin a fine messa, poco prima che venisse scoperta una lapide a ricordo dei restauri eseguiti nel corso di cinque anni da un team di imprese di tutto spessore. Cinque milioni di euro per ridare luce alla chiesa cattedrale del vescovo Francesco Cavina e dei fedeli carpigiani che hanno avuto modo di riappropriarsi della loro chiesa con malcelata soddisfazione.

«La città e la Diocesi di Carpi – ha sottolineato nella sua omelia il Cardinale Segretario di Stato – da oggi dispongono nuovamente della loro Chiesa madre. È bello vedere una comunità intera che fa festa perché la sua Cattedrale restaurata viene riaperta e torna ad essere luogo dove la presente generazione alimenta la sua fede nel confronto con quella delle generazioni che l’hanno preceduta e con il loro peculiare modo di esprimerla nella cultura, nell’arte e nella vita».

«Un esempio – hanno ribadito Bagnasco e Betori, in una conferenza stampa organizzata dopo la cerimonia in chiesa – da seguire. Un grande messaggio di coraggio anche per le popolazioni dell’Italia centrale colpite dall’ultimo terremoto. Si può rinascere, si può ricostruire, c’è sempre speranza». «Prima o poi – ha aggiunto il cardinale Caffarra  citando Giovannino Guareschi – il Po che con la sua piena ha inondato la campagna e provocato distruzione e danni, rientrerà nel suo alveo e la vita riprenderà come prima».

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