Ad alzare la voce, con toni un tantino indignati, era stata nei giorni scorsi la Cgil provinciale per bocca del suo esponente Franco Zavatti. “Si parla tanto di legalità, di cultura della legalità– diceva in sostanza il sindacato – ma poi quando si tratta di scendere nel concreto, i risultati sono deludenti”.
Sono infatti molto poche le aziende che si sono avvalse in questi anni della possibilità di accedere al “rating della legalità”, istituito cinque anni orsono presso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e che certifica con un sistema di stelle di merito (un poco come le guide dei ristoranti, da una a tre stelle) la qualità e l’aderenza alla legalità delle aziende che lo ottengono.
“Niente carte bollate e un procedimento rapido e snello – assicura la Cgil –, ma pochi hanno aderito e questo la dice lunga su come si intende la legalità nel nostro paese e anche nella nostra regione che rimane sì al primo posto nella graduatoria nazionale quanto a rating rilasciati, ma con un numero di aziende molto ridotto”.