Aziende - Fra i privati

In Hera i Fondi scavalcano le Fondazioni

BOLOGNA – Cambiano gli equilibri in seno al consiglio di amministrazione di Hera che nei giorni scorsi ha approvato il bilancio 2016 ed ha rinnovato il suo vertice: agli azionisti Hera ha assicurato un goloso dividendo di 9 centesimi per azione, ma in cambio sono entrati in consiglio di amministrazione tre consiglieri che rappresentano i fondi comuni di investimento e un solo consigliere è rimasto a rappresentare i soci “privati” istituzionali, come per esempio la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. “Un segnale di allarme per la componente pubblica – ha commentato da Modena La Gazzetta – e per i canti di vittoria che arrivano sempre dai Comuni (partecipanti ad Hera, di cui rappresentano la maggioranza societari, ndr) quando si parla di controllo della multiutility”. Come a dire che le logiche del mercato (quello dei capitali) difficilmente è arginabile con patti e accordi politici, come quello che riservava al gruppo istituzionale di minoranza, in cui la Fondazione CR Modena era capofila, quattro posti in consiglio di amministrazione. Quello che si è verificato a Bologna non è ininfluente sulla vicenda Aimag a Carpi. Dimostra infatti che la strada della privatizzazione e del controllo “esterno” da parte degli enti locali, non garantisce una effettiva governance sociale della società laddove prevalgano logiche di mercato. I fondi entrati nel capitale di Hera hanno logicamente quale obiettivo primario quello di conseguire dividendi sostanziosi da capitalizzare, non quello di erogare servizi di alta qualità ma a basso costo, scarsamente remunerativi.

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