Opere - Soldi per la copertura ma sulla destinazione solo qual idea dell'Asp

Sotto il tetto, niente: un futuro per il Cantinone

Di Fabrizio Stermieri

CORTILE – Un dato è certo: in Municipio, a Carpi, non hanno ancora idee chiare sul che farne.

Parlano genericamente di “suggestioni”, di ”sentimenti evocati” più che di progetti precisi.

All’Asp Unione Terre d’Argine, che è attualmente l’ente proprietario dell’immobile, invece, qualche cosa di più concreto ce l’hanno in testa: «Noi eroghiamo servizi alla persona – assicura Alessandra Cavazzoni, direttrice generale – e istituzionalmente il nostro patrimonio è vincolato a questa missione». Di conseguenza il “Cantinone” di Cortile (è di questo edificio che stiamo parlando), quando si avrà modo di metterci mano, dovrà diventare una struttura di servizio socio-assistenziale, una casa di riposo, una struttura protetta, una comunità alloggio o, vista l’estensione dell’edificio, anche tutto quanto assieme. Il “Cantinone” è una vecchia corte agricola posta al limitare dell’abitato della frazione di Cortile, da tempo immemorabile proprietà delle Opere Pie con i suoi annessi ed ora fa parte del patrimonio dell’Azienda Servizi alla Persona (Asp) dell’Unione Terre d’Argine. «Cessata da tempo la sua funzione agricola – spiega Alessandra Cavazzoni – l’edificio è stato utilizzato come magazzino comunale per ricoverare materiali e, in parte, anche come alloggio per alcune famiglie di Cortilesi. Ma già prima del terremoto del 2012 era stato completamente svuotato; con il terremoto, che da seriamente danneggiato l’edificio, si è reso necessario mettere in sicurezza l’immobile e recintarlo. Abbiamo speso circa 100 mila euro e abbiamo ottenuto un finanziamento di un milione e mezzo per ulteriori lavori di consolidamento del tetto». L’Asp ha inserito questo finanziamento, che proviene dalla Regione Emilia Romagna, nel suo piano pluriennale di interventi che prevede l’utilizzo della somma il prossimo anno. Ma spendere un milione e mezzo di soldi pubblici per rimettere a posto il tetto di un edificio che poi rimarrebbe come una cattedrale nel deserto, inutilizzato ai margini della campagna, è sembrato un po’ eccessivo e così l’Asp ha dato incarico a dei professionisti di sviluppare uno studio di fattibilità tecnica ed economica per un riuso funzionale della struttura. «Sappiamo per esperienza – puntualizza la direttrice dell’Asp – che queste cose necessitano di tempi lunghi. Abbiamo alle spalle la costruzione della nuova struttura di Novi che è in via di completamento e che ha rappresentato una esperienza molto formativa in questo campo per noi».

La strada per realizzare il “nuovo Cantinone”, infatti, sarà costellata di mine vaganti: dopo che sarà disponibile un progetto di massima di fattibilità («Dovremmo averlo a breve”, dicono all’Asp) si tratterà di verificarlo con gli organi della Sovrintendenza alla luce dei vincoli paesaggistici che sopra vi insistono. Poi si tratterà di cercare anche i finanziamenti per i lavori perché il milione e mezzo di euro a disposizione non sarà certamente sufficiente e ce ne vorranno probabilmente molto più del doppio.

Di mezzo ci sono anche problemi istituzionali: l’Asp Unione Terre d’Argine è infatti un ente ibrido, si chiama Terre d’Argine ma non dipende dall’Unione essendo proprietà dei singoli Comuni partecipanti i quali stanno proprio in queste settimane trasferendo la proprietà delle proprie quote individuali all’ente sovra comunale. E sarà quindi alla fine l’Unione a decidere sul destino ultimo del Cantinone, non il solo Comune di Carpi. A Cortile si guarda con interesse a quanto si sta muovendosi dietro le quinte per quell’edificio che è parte integrante del panorama frazionale: «Ne abbiamo parlato all’interno del nostro gruppo – ammette Cinzia Malverdi, presidente dell’agguerrito Comitato di Cortile –. Sappiamo che ci sono soldi per il restauro e idee per il riutilizzo della vecchia corte e siamo contenti che finalmente ci si possa mettere mano, ma non ci è stato detto nulla di preciso a questo proposito».     

Sul Cantinone, in passato, si era appuntato anche l’interesse di chi avrebbe voluto realizzare al suo interno l’Hospice per malati terminali. L’idea però naufragò, non si sa perché né percome, prima ancora di essere resa nota fuori dalla ristrettissima cerchia degli addetti ai lavori.

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