Voigt, carpigiano di genitori tedeschi

“L'azienda? Vi aiuto a rilocarla in Svizzera”

Carpi – Immaginate un posto dove edificare un capannone, costa mediamente 248 euro il metro quadrato, escluso il terreno, ma compresi gli oneri di urbanizzazione. Dove le bollette energetiche per i primi tre anni le paga l'autorità regionale. Dove, per un periodo iniziale di due anni, il costo dei dipendenti è a carico della stessa autorità regionale. Dove gli istituti di credito concedono finanziamenti con la regola dell'1 a 1: tanto metti tu imprenditore, tanto metto io banca. Dove dar vita a una società per azioni comporta un giorno di tempo e una spesa di non più di 5 mila euro una tantum, più 3 mila all'anno. Dove le azioni sono al portatore e possono essere acquistate o cedute a trattativa privata. E dove, se non si paga a trenta giorni, si riceve il decreto ingiuntivo, dopo di che occorre presentarsi all'autorità a giustificare l'insolvenza per cui o si paga o si è obbligati a portare i libri in Tribunale. Ora mettete il termine “cantonale” al posto di “regionale” e scoprirete che questo posto è la Svizzera. Descritta così, è un miraggio, per le imprese italiane: «Non un paradiso fiscale, però – si affretta a precisare Andreas Voigt, 42 anni, a Carpi da 30, genitori tedeschi e mamma radicatasi in città dove a suo tempo aveva aperto un'agenzia di export dell'abbigliamento –: semplicemente la Svizzera si può permettere una pressione fiscale bassissima, perché non ha debito pubblico. E quel che risparmia in fatto di interessi sul debito, lo trasferisce sul welfare e sulle facilitazioni fiscali». Non è tipo da astratte considerazioni accademiche, Andreas Voigt. Parla correntemente tre lingue, lavora con la sua Innovando alla valorizzazione delle imprese sul web ed è notissimo in città per aver dato vita su facebook a Generation21, un gruppo di discussione che conta oltre duecento iscritti, molti fuori Carpi, definitosi “una comunità di persone alla costante ricerca di idee, talenti e prospettive che non attraversa la vita con il pilota automatico innestato”. Ed è proprio l'attitudine a rivolgere le antenne verso tutto quel che sta accadendo di nuovo e stimolante che lo ha condotto a inventarsi un nuovo sbocco professionale con approdo in Svizzera. «Il termine giusto per connotare quel che sto facendo è rilocazione – spiega –: che significa portare processi industriali fuori da qui. E' una cosa che ho sperimentato innanzitutto su me stesso. Lavorando in Italia poco a poco ho incominciato a sentirmi in gabbia, prigioniero di una situazione economica e sociale che non permette di far nulla, per cui o hai soldi per investire o ti impoverisci e basta. Non c'è mobilità sociale, insomma, non c'è confronto, né meritocrazia. E' stato per caso – prosegue Voigt – che, grazie a un cliente di Milano, sono entrato in contatto con un suo consulente di Lugano. Mi ha descritto la situazione svizzera e le opportunità di fare impresa che ci sono da loro. E così ho deciso di trasferire la mia attività: avevo previsto di farlo in sette-otto mesi, ma dopo un mese appena era tutto pronto». La strada che porta in Svizzera non è proprio inedita, si dirà: le maggiori griffe della moda hanno il quartier generale in Italia, ma le commerciali a Lugano alle quali fatturano le produzioni, godendo dei vantaggi fiscali di quel paese. Alla luce dei problemi italiani, la novità sta nella attrattività inedita assunta dalla Svizzera non tanto per esportarvi dei capitali (o non solo…) ma per reimpiantarvi un'intera azienda. La rilocazione, appunto, il mestiere di Andreas Voigt: «Fra peso fiscale, costi dell'energia e oneri finanziari – sintetizza – in Italia è diventato impossibile fare utili. Le aziende hanno know how, esperienza e prodotto, ma non riescono a crescere per le tasse e la burocrazia. Il margine operativo lordo, anche a Carpi, è bassissimo e non può certo sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo indispensabili per innovare processi e prodotti». Si spiega così come mai negli ultimi anni siano state almeno seimila le imprese che da Milano si sono trasferite armi e bagagli in Svizzera: «Un movimento – chiosa Voigt – che interessa anche aziende francesi e tedesche: al pari di quelle italiane, rilocano, reimpiantandosi completamente e cercando il personale sul posto, mentre nel paese d'origine lasciano a vivacchiare la vecchia impresa». I vantaggi, come si è visto, attengono alla facilità e al regime fiscale, ma Voigt li inquadra in una visione più ampia: «Intanto, la Svizzera non è nell'Unione europea: e di questi tempi non è proprio un handicap. Ma soprattutto loro hanno la precisa convinzione che l'economia finanziaria sia giunta al capolinea e i margini che ha prodotti debbano essere ora investiti nella pianificazione industriale». L'economia di carta e dei derivati, insomma, secondo questa visione starebbe cedendo il passo a quella della produzione di beni: «La Svizzera, però – riprende Voigt – è piccola, non ha industria se si escludono quella alimentare, farmaceutica e della meccanica di precisione. Resta insomma un paese di contadini. Ecco dunque la loro esigenza di attrezzarsi, prendendo il know how produttivo maturato altrove. Come? Attirandolo con le facilitazioni che può offrire solo un sistema non appesantito dal debito pubblico, dove la dichiarazione dei redditi sta in una paginetta, gli adempimenti si effettuano due volte l'anno e nel quale i diversi Cantoni si fanno concorrenza sulle aliquote fiscali. E questo – sottolinea Voigt –, pur disponendo di un welfare solido al punto che se rimani senza lavoro il Cantone ti garantire 1.800 euro al mese più il pagamento di luce, affitto e leasing, finché non trovi un altro lavoro. Da quel momento ti viene trattenuto il quinto dello stipendio come rimborso». Il mercato delle aziende che da Carpi, ma anche da Sassuolo, da Modena e da Milano si rivolgono a Voigt (“Il mio ruolo è quello di fare da ponte con una società svizzera che ha la competenza e i mezzi per rilocare”) comprende per ora software house, imprese dei settori meccanico e alimentare: «Mi contattano, avendomi conosciuto sul web – spiega –: cercano il vantaggio fiscale, certo, ma anche un posto in cui la burocrazia si basa su poche regole, ma precise e rispettate e se si va a credito di Iva si viene rimborsati in tre giorni, perché lo Stato ha interesse che tu lavori». Ma lui, Voigt, che cosa rispondere a chi gli obietta che il suo lavoro contribuirà a impoverire il tessuto economico emiliano? «Io non penso all'Emilia come regione, ma alle persone. Abbiamo il dovere di difenderci dal degrado e dalla povertà. Viviamo in Europa: perché dovrei legarmi a una terra, quando quella terra non mi dà più niente?». Ed è una terra che, più che all'Emilia – alla quale si dice legato affettivamente e dove ha trovato anche la compagna della sua vita – somiglia molto all'Italia.
L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€
Abbonati