In pensione Nora Marzi, responsabile psicologa dell’Ausl per l’Area Nord

Una vita di lavoro per educare all’affettività

 Dopo trentaquattro anni di servizio, Nora Marzi si è congedata dal suo lavoro da psicologa dell’Ausl di Modena. Una donna sempre giovane, piccola ed elegante, dallo sguardo buono e il fare gentile, che molti hanno imparato a conoscere, cristallina nel modo di raccontare tutte le battaglie vinte nel corso degli anni. Di segni, infatti, sul suo cammino ne ha lasciati tanti, a cominciare dai progetti per l’adolescenza, che ha contribuito a costruire nel corso del tempo insieme ad altri professionisti. Ne sono un esempio i programmi di educazione sessuale e affettiva nelle scuole medie e superiori della provincia, di cui si è discusso tanto e che hanno segnato la sua carriera all’Ausl e a cui si è aggiunto, quattro anni fa, il progetto regionale “W l’amore”.

 

Si tratta di un programma di formazione per insegnanti e studenti di Terza media, particolarmente innovativo, che intende affrontare la complessità della sessualità nell’età della pubertà (del progetto ne ha parlato anche Repubblica, nell’edizione di Bologna, lo scorso 9 febbraio). A tutti, educatori e ragazzi, viene consegnato un opuscolo informativo che descrive diversi aspetti dello sviluppo affettivo e sessuale in preadolescenza poi raccontati in classe dall’insegnante, adeguatamente preparata: «Durante le lezioni si parla nella maniera più imparziale possibile di identità di genere, innamoramento, orientamento sessuale, contraccezione. Si cerca di capire quali cambiamenti stanno affrontando i giovani, chi sono e cosa vogliono».

 

Tale progetto è attivato solo su richiesta della scuola e con il coinvolgimento degli insegnanti, a cui spetta un lavoro lungo e gravoso, mentre tutte le altre classi sono coinvolte nel classico progetto di educazione sessuale e affettiva, durante il quale si affrontano le parti più “anatomiche” e meccaniche, con una visita al consultorio locale: «Anche in “W l’amore” l’ultima parte è regolarmente svolta dai professionisti all’interno dei servizi: è una visita importante, per conoscere il servizio consultoriale come spazio di accoglienza e ascolto nel quale possono accedere autonomamente».

 

Il progetto aveva sollevato alcune polemiche, in merito alla tanto acclamata “teoria del gender”, ma Marzi precisa: «Tutto è sempre stato svolto alla luce del sole, sono state organizzate assemblee di presentazione ai genitori, prima ed eventualmente dopo i laboratori, abbiamo messo a disposizione il libretto per la consultazione e siamo sempre stati disponibili a chiarimenti. Tutti i genitori che hanno partecipato a questi incontri ne hanno riconosciuto il valore e la delicatezza della metodologia. Non si tratta di creare confusione negli adolescenti – aggiunge – ma di aiutarli a capire cosa sta loro succedendo ». 

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