Il caso di Amo: 180 mila euro in strumentazioni donate senza un grazie o una data di inaugurazione

Donazioni al Ramazzini: né gratitudine né cerimonie

CARPI – “A caval donato – recita un noto proverbio – non si guarda in bocca” ma all'Ausl il tradizionale detto, non vale. Per qualsiasi donazione ci vogliono dei mesi prima che l'Ausl si prenda la briga di dare una risposta: “si, accettiamo la donazione, no, grazie, non ci interessa”. Ne sanno qualcosa all'Amo di Carpi che, lo scorso anno, ha donato diverse apparecchiature mediche a vari reparti dell'Ospedale Ramazzini e, ad oggi, non ha avuto ancora la soddisfazione di poterle ufficialmente inaugurare, dando così concreto riscontro a chi ha tirato fuori di tasca i denari necessari per gli acquisti. L'elenco dei macchinari (e dei soldi spesi per acquistarli) è abbastanza lungo ed emblematico: una “Tomosintesi mammaria” che consente di realizzare con tecnica tridimensionale una mammografia ad alta definizione, un potenziamento della Risonanza Magnetica per diagnosi molto più accurate dei tumori alla mammella e della prostata; un Elettroencefalografo per il reparto di Neurologia; una pompa di infusione per la sala di chemioterapia. Il tutto, assieme ad altre “cosette” per la non indifferente somma di 180 mila euro. Tutte apparecchiature da testare e da mettere in opera per evitare acquisti non confacenti alla struttura ospedaliera o alle necessità degli utenti, per carità, e quindi con qualche tempo morto di predisposizione, di allestimento locali e di preparazione del personale, ma, insomma, prima o poi da far entrare in funzione e, magari, da presentare al pubblico almeno per un doveroso ringraziamento ai donatori. Ad oggi, almeno quest'ultima fase, non  è stata realizzata. L'Ausl, per essere precisi, non ha ancora nemmeno espresso il suo gradimento per una più modesta (finanziariamente parlando) donazione da parte dell'Anioc, l'associazione degli insigniti di onorificenze cavalleresche che, saputo che al Pronto Soccorso del Ramazzini avevano bisogno di “saturimetri palmari” (servono per verificare la percentuale di ossigeno presente nel sangue dei pazienti) si sono offerti di acquistarne alcuni. Risultato: quattro mesi senza una risposta. Di fatto, questo tipo di relazioni sono state accentrare a Modena ed evidentemente l'incaricato dello staff della Direzione Generale che cura i rapporti con il mondo dell'associazionismo ha difficoltà a offrire risposte veloci anche su donazioni tutto sommato “banali” e che a prima vista non richiederebbero molti approfondimenti. C'è da temere che anche per accogliere l'ultima donazione (in ordine di tempo) proposta dall'Amo, un “video laringoscopio” per il reparto di Otorinolaringoiatria (costo di circa 40 mila euro) i tempi di acquisizione da parte del Ramazzini possano essere non brevi. Certamente far combaciare l'ansia dei donatori di vedere entrare in funzione ufficialmente le apparecchiature donate mal si concilia con la necessità di funzionamento ottimale delle stesse che l'Ausl deve assicurare, ma i tempi del servizio sanitario non possono essere quelli del tendenzialmente infinito, pena una disaffezione dei donatori, anche dei più disinteressati.

f.s.

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