Memorie - La moglie di Napoleone ai maggiorenti carpigiani che l'accolsero sotto la pioggia

Copritevi, signori, per favore

di Fabrizio Stermieri

Pioveva, pioveva a dirotto quella mattina. Ma i notabili carpigiani, vestiti di tutto punto e bardati per le cerimonie ufficiali, non ne volevano sapere di mettersi al riparo dagli scrosci nonostante le insistenti preghiere della loro illustre ospite. «Couvrez vous, messieurs...mettez vous votre chapeau..» (Copritevi, signori, mettetevi il cappello ...) diceva lei, ma loro, imperterriti, rimasero sotto il diluvio compiendo sino in fondo un atto d'omaggio che i posteri avrebbero poi definito “eroico”.

La mattina del 20 giugno 1805 Giuseppina Bonaparte, moglie di Napoleone I, re d'Italia ed imperatore dei francesi, transitava per Carpi diretta a Modena e poi a Bologna, viaggiando a un giorno di carrozza dall'augusto sposo che, ospite in quel giorno a Mantova, sarebbe giunto a Carpi il 21 giugno per il cambio dei cavalli e per proseguire il suo viaggio nel nuovo regno che si era creato cingendo la corona ferrea dei re d'Italia. Un evento epocale, per la Municipalità dell'epoca, retta da Carlo Gabardi, a suo tempo rivoluzionario giacobino e successivamente ufficiale dell'armata italiana al seguito dell'imperatore. Una occasione imperdibile per far notare a Napoleone e alla sua consorte lo zelo e la sottomissione di Carpi, dei carpigiani e dei loro amministratori, alla causa del grande Corso, quel Napoleone che solo pochi anni prima, il 3 luglio del 1796, quando era ancora semplicemente un generale della Repubblica francese a capo de l’Armeé d’Italie, aveva già toccato Carpi sostandovi per qualche ora prima di partire per l'assedio della piazzaforte di Mantova.

L'avviso del transito imperiale era arrivato a Carpi ai primi di giugno ed aveva messo in subbuglio la classe dirigente locale: come degnamente accogliere la coppia imperiale facendo i conti tuttavia con le casse del Comune decisamente vuote e la pochezza dei mezzi disponibili?

La cronaca di quei giorni è stata mirabilmente raccontata dallo storico Alfonso Morselli in una pubblicazione ormai introvabile (Un celebre viaggio di Napoleone I nelle memorie carpigiane, edizione l'Ardita, Carpi 1930) e noi qui ne riassumiamo solo il succo che, tuttavia, è piuttosto gustoso. Messi di fronte alla necessità di fare bella figura con Napoleone, Gabardi e i suoi si diedero veramente da fare: allestirono un padiglione davanti al voltone centrale del portico di piazza Martiri, una quinta scenografica che evocava un arco di trionfo (di cartone dipinto) davanti all'cassero del castello, raccolsero presso i nobilucci e i benestanti del paese e del contado quel tanto di mobilia e di suppellettile che avrebbe potuto servire all'imperatore se avesse voluto “rinfrescarsi” utilizzando un paio di sale del castello riadattate all'occorrenza.

Si mise insieme anche un drappello di Guardie Nazionali in sgargianti uniformi, benché Carpi in quell'epoca non ne disponesse (era priva di armi e di divise) e ancorché il Prefetto, da Modena, ne aveva avvisato l'inutilità. Il 20 giugno arriva dunque Giuseppina e piove: i Municipali la accolgono ciò nonostante fuori porta Mantova sotto il diluvio e poi la scortano in piazza di Borgogioioso (che allora non si chiamava ancora né piazza Martiri né piazza Vittorio Emanuele, come poi fu ribattezzata).

Il tempo di un baciamano (metaforico poiché ai sudditi non era concesso l'ardire tanto) e di consegnare una supplica delle suore di clausura e la carrozza dell'imperatrice era belle che volata a Modena. L'indomani andò meglio: intanto perché non pioveva più, poi perché Napoleone, lasciata Mantova di buon'ora salutato da salve di cannone, aveva fatto colazione lungo la strada postale fermandosi a casa di tale Giuseppe Testi a Novi. Accolto anche lui fuori dalle mura, accolse benignamente le chiavi della città affidandole al Gabardi e poi, con la scorta di Ussari, Gendarmi, Guardia Nazionale e notabili in carrozza, entrò trionfalmente in Carpi dove, davanti al sagrato della cattedrale, lo attendeva anche tutto il clero schierato in pompa magna. Il cambio dei cavalli non fu cosa di molto tempo ma nel frattempo Napoleone scambiò quattro chiacchiere con i canonici della cattedrale guidati dl vicario generale Giacomo Grosoli essendo in quel periodo la sede vescovile, poco prima istituita, già vacante per la morte del vescovo Carlo Belloni. Il tempo ancora di una fanfara musicale e via, sulla strada per Modena, con il codazzo dei maggiorenti fra i quali il conte Bonasi e il principe Pio.

Che dire? Intanto che, nonostante la seppur brevissima augusta visita, Carpi non si è mai sentita in dovere di dedicare a Napoleone Bonaparte nemmeno un vicolo o uno stradello morto.

A Lenin e a Marx, si (abbiamo anche una via intitolata al cantante Lucio Battisti), ma a Napoleone no. Garibaldi, che sostò una notte in un palazzo di corso Alberto Pio, gode in città di una piazza a suo nome e di una lapide commemorativa proprio sulla facciata del suddetto palazzo. Napoleone ha avuto sorte peggiore, condivisa con la gran parte delle città italiane: Modena, Reggio, Bologna? Napoleone chi? Parma ha una via Napoleone ma si tratta del più nostrano Napoleone Colajanni. Per ritrovare un toponomastico omaggio al grande Corso sulle cui leggi civili è pur sempre fondato gran parte del nostro attuale ordinamento giuridico, occorre andare a Milano (ma la via è battezzata via Montenapoleone e mette insieme Napoleone con la via del Monte di pietà) o a Lucca dove sì esiste una bella piazza intitolata al condottiero che “scoppiò da Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar”, come poetò Alessandro Manzoni.

Fu vera gloria? Per Carpi, a giudicare dal ricordo che se ne dà, non sembrerebbe. Colpa della Restaurazione, prima, con il ritorno degli Estensi a Modena dopo l'era napoleonica (guai a parlare di lui, in quegli anni) ma anche della antipatia che i Savoia avevano maturato per il dittatore d'oltralpe che era stato loro nemico. 

E i carpigiani, quelli semplici, non i pomposi rappresentanti della Municipalità e della piccola nobiltà locale? Nelle cronache coeve dell'abate Saltini e nella ricostruzione storica effettuata postuma dal Morselli, i carpigiani, popolo, donne, contadini ed artigiani, non vengono mai nemmeno menzionati. Forse a fare ala alla carrozza imperiale e a scuriosare in piazza ce n'erano tanti, ma come capita di sovente, non hanno lasciato memoria storica di sé. 

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