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La tragedia di Menotti diventa romanzo storico

MODENA ­– Il 26 maggio del 1831, Ciro Menotti aveva trentatre anni. All'alba di quel giorno venne impiccato sui bastioni della cittadella di Modena assieme al notaio Vincenzo Borelli, vittima di un complotto mancato, mal organizzato e portato avanti con dei complici sfortunati, alcuni addirittura infedeli e infidi. Fra questi, probabilmente, lo stesso duca di Modena che poi, con un notevole voltafaccia, aveva abbandonato Ciro Menotti al suo destino, firmandone la condanna a morte.

La storia di Ciro Menotti è nota ma sul canovaccio di quella vita il modenese Roberto Vaccari ha steso un romanzo storico che ripercorre fedelmente la realtà dei fatti. "In alcuni casi – ammette l'autore, sessantaseienne con al suo attivo altri sei romanzi storici e una biografia del generale Manfredo Fanti –  ho adattato il testo documentario alle esigenze narrative senza mutarne né lo spirito né la sostanza".

E lo spirito è quello della testimonianza di quanti, assieme a Ciro Menotti, furono protagonisti diretti e indiretti degli eventi che nei libri di storia vanno sotto la denominazione di “moti carbonari”.

Stranamente, la protagonista del romanzo di Ciro Menotti scritto da Roberto Vaccari non è solo lui, il patriota Menotti.

E' Modena, sin dal titolo, la vera protagonista di questa storia. Modena, La capitale dei sogni (Colombini Editore, 289 pagine, 18 euro) perché è Modena, capitale del piccolissimo stato estense, ad essere oggetto delle attenzioni e delle ambizioni dei protagonisti: Ciro la sogna capitale d'Italia, un'Italia finalmente libera dal giogo degli stranieri; il duca Francesco IV la vede capitale di un suo nuovo e più grande regno per dar lustro alla propria casata ed alle sue personali ambizioni.

La storia, romanzata ma basata su solida documentazione, viene narrata dai protagonisti, ciascuno dei quali la narra dal suo punto di vista: il padre di Ciro, Giuseppe Menotti, che da Migliarina e poi da Carpi spera che il figlio prenda prima o poi le redini della fiorente azienda di famiglia; Francesca Moreali, la moglie, da cui prima del matrimonio in seconde nozze Ciro ha avuto un figlio, e poi Fanti, Misley, Antonio Lugli, il socio d'affari. Per finire con Francesco Ricci, l'ufficiale estense (ma italiano nel cuore) che viene nominato difensore d'ufficio del martire già incarcerato in cittadella e di cui la sorte, a dispetto delle assicurazioni offerte dal duca, è ormai segnata.

"Modena è così piccola, Ciro. Valeva perdersi per lei?" si chiede alla fine Ricci. Domanda pleonastica visto che per Modena, per il suo sogno, nel romanzo, Ciro Menotti dà tutto sé stesso sin dall'inizio. E' un romanzo e forse la storia è un'altra cosa, ma nelle vene del romanzo scorre un sangue molto realistico, caldo e vibrante. Il volume di Roberto Vaccari sarà presentato prossimamente a Carpi, proprio il 26 maggio, il giorno in cui, 185 anni or sono, si chiuse la vicenda terrena del patriota carpigiano.

Fabrizio Stermieri

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