L’omaggio del figlio al padre che rifiutò il collaborazionismo

Uno di quelli che seppero dire di no, che da militari rifiutarono la collaborazione con nazisti e fascisti e che nel frangente terribile dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e dello sfacelo del regio esercito e dell’Italia tutta fecero “la scelta giusta” per dirla con Rossano Bellelli che nel proprio libro autobiografico la riferisce al proprio padre, Arduino.

Qui stiamo parlando di un altro genitore, Angelantonio Giorgio, originario di Melito Irpino (nella foto), dove nacque nel 1924, morto a Carpi nel 2009: un altro militare al quale ora il figlio Roberto ha voluto dedicare un ricordo, un libro fotografico (titolo “Memorie di un ex deportato a Dachau”, Carpi 2017, 59 pagine, 20 euro, in basso la copertina) imperniato su immagini attuali e storiche del lager di Dachau dove Angelantonio trascorse gli ultimi mesi della prigionia, prima della liberazione che lo restituì miracolosamente vivo ai familiari.

La pubblicazione è corredata da una Prefazione dell’autore e da una intervista al protagonista, raccolta e pubblicata nel 2001 in “Deportazione e internamento militare in Germania. La provincia di Modena” da Lorenzo Bertucelli, docente di Storia contemporanea e presidente della Fondazione dell’Ex Campo di Fossoli dal 2005 al 2009.

I due testi permettono di ricostruire la vicenda di uno dei protagonisti della tragica odissea delle migliaia di soldati italiani imprigionati dai Tedeschi e a lungo ignorati dalla storiografia della Resistenza.

li, quando viene arruolato pochi giorni prima che tutto crollasse con l’armistizio dell’8 settembre. È di stanza a Vercelli e, come tutti, butta la divisa e indossa gli abiti civili per cercare di raggiungere in treno il Sud.

Viene fermato però alla stazione di Modena dalla polizia militare tedesca che lo riconosce come militare dal taglio dei capelli e dagli stivali che non aveva trovato modo di sostituire.