Roberto Zani presidente nazionale di Cna produzione
Salto di qualità in onori e oneri per Roberto Zani, imprenditore, titolare dell’azienda metalmeccanica Evar di Carpi, eletto in questi giorni alla Presidenza nazionale di Cna Produzione, dopo aver rivestito per otto anni l’incarico a livello provinciale. L’unione Cna Produzione che Zani è stato chiamato a dirigere si occupa di fatto delle piccole e medie imprese manifatturiere e dei laboratori artigiani associati a Cna e attivi nei settori della meccanica, dell’arredo legno, della chimica-gomma-plastica e della nautica da diporto. Mentre a Modena gli è subentrato Stefano Camatti, titolare della Phema di Savignano, a Roma Zani verrà affiancato da un Vice presidente e da un portavoce per ciascuno dei quattro settori di Cna Produzione. «Ci occuperemo di Industria 4.0, internazionalizzazione, aggregazione di imprese e tanto altro. Tuttavia una priorità trasversale a tutti e quattro gli ambiti – sottolinea Zani – è certamente la formazione. Da almeno 30 anni non è al passo con le esigenze del mercato ed è come se fossimo privi di ponti, strade e autostrade. Avremmo bisogno di tecnici, ma l’offerta è insufficiente, la qualità bassa e con la scuola bisognerebbe aprire un dialogo di tipo diverso». Vero che la scuola è ingessata da mille ostacoli, ma qualche responsabilità ce l’hanno anche le associazioni di categoria, dopo anni di finanziamenti ricevuti… «Le associazioni hanno usato i soldi che sono arrivati, sono stati organizzati corsi di diverso tipo e livello, molti utili e alcuni meno. Oggi abbiamo bisogno di aggredire il mercato soprattutto con le professionalità interne e con le competenze per cui le risorse vanno canalizzate in modo maggiormente proficuo rispetto a quanto fatto fino ad ora. Il paradosso è che, mentre c’è una disoccupazione giovanile che fa paura, noi non troviamo manodopera, anche da formare, mentre il Centro per l’Impiego non risponde, non fornisce indirizzi e non conosce le possibilità di sbocco. Questo quadro ci fa dire che qualcosa non funziona». E la scuola? «Abbiamo licei stracolmi e istituti tecnici sovraffollati nel biennio, al punto da rendere impossibile una formazione capillare. Lo sfasamento tra giovani disoccupati e richieste delle aziende che non trovano una risposta dovrebbe indurre davvero ad aprire un dibattito pubblico sul tema, anche a Carpi, perché così si stanno perdendo imprese che non vengono sostituite, altre invecchiano o sono alle prese con il passaggio generazionale» Il Comune però non ha titolo, in questo ambito… «Vero, ma la prospettiva di un impoverimento del territorio manifatturiero non può lasciarlo indifferente. Di recente alcune aziende hanno chiesto a un istituto tecnico della città di imbastire un corso di formazione mirato alla lavorazione dei nuovi materiali, mettendosi a disposizione per i supporti tecnologici, spiegando che i docenti potevano essere arruolati dall’Università e assicurando posti di lavoro. Non si è fatto e sa perché? Perché mancava il posto dove allestire un laboratorio. Se il Comune di Carpi fosse stato coinvolto, lei pensa che non si sarebbe trovato un capannone sfitto?».