Finanza- Affari & Finanza su quelle oltre i 400 milioni

Le Fondazioni impoverite

di Fabrizio Stermieri

Povere fondazioni bancarie! Di bancario, ormai, hanno solo poco più che il nome e nel volgere di un quindicennio molte di loro hanno perso peso politico e spessore patrimoniale: colpa dell'andamento economico, da una parte, che ha fortemente penalizzato i titoli delle banche di rispettivo riferimento ma anche colpa di una capacità di amministrare che i vertici delle fondazioni bancarie non sempre hanno saputo esprimere e mettere in campo. Risultato: patrimoni ridotti, portafogli titoli con perdite potenziali da brivido, poche, anzi pochissime idee nuove per promuovere economicamente e socialmente i territori di competenza.

E' una radiografia a tratti impietosa quella che il quotidiano La Repubblica (nel suo inserto specializzato Affari & Finanza) ha tratteggiato per il settore delle fondazioni bancarie, una radiografia che merita di essere ripresa ed approfondita visto che anche Carpi ha una sua “Fondazione Bancaria” per la quale valgono alcune delle considerazioni più ampie presentate da La Repubblica analizzando le venti Fondazioni maggiori esistenti in Italia.

Intanto una precisazione: la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi non è stata presa in considerazione dagli articolisti di Affari & Finanza poiché il suo patrimonio netto è inferiore ai 400 milioni di euro, assommando al 31 dicembre del 2015 (ultimo dato disponibile) a “soli” 284,9 milioni di euro. Un bel po' di più dei 67,8 milioni di patrimonio registrati nel 1991, quando le Fondazioni vennero istituite con la legge Amato scorporando contemporaneamente dalle Casse di Risparmio e dai Monti di credito i rami bancari veri e propri dalle attività assistenziali e di beneficenza contemporaneamente svolto per tradizione da tali istituzioni.

Ma anche 25 milioni di euro in meno del patrimonio registrato con il bilancio del 2014, a causa delle svalutazioni di titoli che la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi (a differenza di altre Fondazioni) ha ritenuto di dover effettuare per adeguare i valori del suo portafoglio titoli ai corsi dei medesimi, nel frattempo falcidiati dalla crisi economica e finanziaria. Tema, questo, che non va sottovalutato e che non tutti hanno preso in esame. Gli analisti de La Repubblica hanno constatato che le maggiori Fondazioni hanno perso in questi anni 8 miliardi di euro, hanno dovuto dimezzare le proprie erogazioni nei vari settori di intervento (arte, cultura, assistenza sociale, salute e viluppo locale) ed ora non hanno che un peso marginale nella conduzione delle banche che un tempo erano quasi integralmente di loro proprietà.

Non tutto il male viene per nuocere: la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi ormai da anni ha ceduto progressivamente la sua partecipazione strategica in Unicredit e sotto questo punto di vista non ha dovuto subire il tracollo che invece ha travolto (per esempio) la Fondazione Monte dei Paschi di Siena che ha visto il suo patrimonio passare da più di 5 miliardi di euro (nel 2007, l'ultimo anno d'oro delle Fondazioni) agli attuali 451 milioni. Poi c'è l'aspetto manageriale: non tutte le Fondazioni hanno avuto sempre un vertice all'altezza del compito. Fondazione Cariplo era al vertice della classifica delle Fondazioni nel 2007 e lo è ancora avendo conservato il suo patrimonio; al secondo posto la piazza d'onore è di Compagnia San Paolo, anch'essa stabile. Il resto è un lungo elenco di patrimoni dimezzati o quasi.E' proprio quest'ultima Fondazione (la San Paolo) a fare scuola sul versante dell'innovazione: Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo non fa mistero del fatto che parte del successo della sua Fondazione è da attribuirsi anche alla diversificazione compiuta negli investimenti che prevedono anche l'acquisto di appartamenti da dare in affitto a tassi calmierati rispetto a quelli di mercato. Da una parte si investe sul territorio, dall'altra si riceve un modesto reddito ma si aiutano fasce economicamente deboli: non si distribuiscono contributi (come fa la Fondazione di Carpi con il suo Bando Anticrisi) ma la funzione sociale è assicurata visto che la casa è, ancora oggi, il bene più ambito dagli italiani e quella in affitto è sempre più difficile da trovare a canoni abbordabili.

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