Gastronomia - All'Accademia della cucina presentato un ricettario del XVII secolo

La tavola barocca del Seicento

Com’era dolce (per chi poteva permetterselo) la cucina del diciassettesimo secolo. Lo testimonia un piccolo ma prezioso ricettario che Elisabetta Barbolini Ferrari, Accademica della Delegazione di Carpi-Correggio dell’Accademia Italiana della Cucina ha riscoperto e pubblicato in volume. Il libro, presentato a San Felice nel corso di un incontro organizzato presso la storica osteria pluristellata “La Fefa”, ha destato molto interesse ed ha riserbato numerose sorprese, non solo culinarie, per il numeroso pubblico intervenuto alla presentazione.  Il nome del cuoco padano di quattro secoli or sono rimane sconosciuto ma che fosse un bravo cuoco e soprattutto un sopraffino pasticciere è un dato di fatto. Grazie alla scoperta ed alla edizione a stampa del piccolo ricettario padano rinvenuto nella bassa modenese da Elisabetta Barbolini Ferrari si è potuto aprire un prezioso squarcio sulla cucina colta di fine seicento, inizi settecento, probabilmente legata alla mensa di un qualche potente Abate o di un Vescovo residente nel triangolo compreso fra Modena, Bologna e Ferrara. Coadiuvata dalla paziente opera di "traduzione" portata a termine da Lorenzo Lorenzini e grazie anche alla collaborazione del giovane studioso Matteo Al Kalak (a cui si deve un informato studio sulla copertina del ricettario, ricavata da una antica pergamena trecentesca, rinforzata da una carta a stampa seicentesca) la Barbolini Ferrari ha messo a disposizione di tutti, appassionati dell'arte culinaria, ma anche studiosi della storia locale e di quella ecclesiastica, un documento veramente unico: cento ricette, in massima parte dolci, per allietare la tavola di facoltosi (e golosissimi) committenti. Ci sono, nelle pagine del ricettario, termini dialettali che attestano la non elevatissima cultura del nostro pasticcere ma anche la sua origine della "bassa" fra Reggio e Ferrara e ci sono quantitativi spropositati di ingredienti ricchi, nella preparazione dei cibi, che confermano l'opulenza ostentata del committente: zucchero, uova, mandorle e frutta a profusione in un secolo che andava appena scoprendo la cioccolata (presente nel ricettario) e sopravviveva ancora a colpi di zuppe di avena e di cipolle per la stragrande massa della popolazione. "Si tratta - riassume in prefazione Pier Paolo Veroni, Coordinatore Territoriale Emila e delegato Carpi-Correggio dell'Accademia - di un'opera (quella realizzata da Elisabetta Barbolini Ferrari) che consente di trasmettere la conoscenza di esperienze che sono le radici culturali della tradizione delle nostre terre Emiliane, una vera testimonianza storico culturale, un valore per tutti noi".

f.s.

L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€
Abbonati