Arte: una sua tavola venduta a Zurigo

Il mistero del secondo maestro della Sagra di Carpi

E' noto nel mondo dei conoscitori di storia dell'arte come “secondo maestro di Carpi” anche se in realtà molto probabilmente non era nato a Carpi e a Carpi visse solo il tempo necessario per dipingere le lunette e le volte della cappella di Santa Caterina nella chiesa della Sagra. Di lui, del “secondo maestro di Carpi” (citato a volte anche, semplicemente, come “Maestro della Sagra di Carpi”), nei giorni scorsi la casa d'aste svizzera Koller di Zurigo ha esitato un piccolo dipinto valutato dagli esperti fra i 20 e 30 mila Franchi svizzeri (circa 18/28 mila Euro). Un evento, quello dell'asta zurighese, da non passare sotto silenzio visto che di questo nostro fantomatico “secondo maestro di Carpi” sono documentate in tutto una dozzina di opere e quella posta all'asta a Zurigo pare proprio una novità assoluta. Ma andiamo per gradi: intanto, chi è il “secondo maestro di Carpi”? E' l'autore, del tutto anonimo, degli affreschi del ciclo della cappella di Santa Caterina della chiesa della Sagra, un pittore probabilmente di scuola ferrarese che fra il 1400 e il 1499 (queste sono le date che i critici d'arte attribuiscono al suo ciclo pittorico, per altro non ulteriormente documentato) realizzò gli affreschi che adornano le pareti di questa porzione dell'antica chiesa pievana di Carpi. Un artista ancora permeato dagli echi del gotico europeo, dalla tavolozza ricca di colori e dal disegno sottile e quasi miniaturistico. Da dove venisse di preciso non si sa (che sia di scuola ferrarese è stato Federico Zeri ad azzardarlo) e dove sia andato rimane un mistero anche se si ritiene di sapere di sicuro dove sia passato e cioè per la cappella dei Contrari nella rocca di Vignola dove, sempre gli esperti di pittura medievale e rinascimentale hanno ritenuto di individuare un suo secondo ciclo pittorico, quello appunto che orna le pareti della cappella gentilizia castellana e che raffigura l'assunzione della Madonna, i quattro evangelisti e la Pentecoste. Pochissimi i quadri attribuiti a questo anonimo autore: una “preghiera nell'orto del Gethsemani” conservato al Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma, un “bacio di Giuda” a Parigi e per restare più vicini a noi, una tavola a olio, acquistata sul mercato antiquario nel 1862, che rappresenta la leggenda di San Giovanni Boccadoro, conservata nella saletta espositiva riservata ai “primitivi” della Galleria Estense di Modena. Una tavola, quest'ultima, che è nota anche alla storia del costume in quanto i cavalieri quivi rappresentati indossano caratteristici e larghi cappelli di paglia, simili a quelli che poi faranno la fortuna commerciale di molti produttori carpigiani del truciolo fra sette e ottocento. Ma, in questo panorama, il quadro messo all'asta da Koller cosa c'entra? Poco, a dire il vero, se non per l'attribuzione (sicura fino a un certo punto, si preferisce un cauto “circolo” del secondo maestro di Carpi) che la casa d'aste svizzera affibbia alla tavola messa in vendita: una deposizione di impostazione decisamente alla fiamminga e miniaturistica (e quindi stilisticamente compatibile con la produzione dell'anonimo secondo maestro di Carpi), una tempera su tavola di circa 51,5 centimetri per 35,5, datato dagli esperti intorno al 1430, proveniente da una non meglio precisata collezione privata europea. Un dipinto inedito, quanto ad attribuzione, anche se in linea con quanto gli esperti segnalano per le altre opere del nostro pittore: “una pittura caratterizzata da dinamismo e intensità drammatica, con una componente nordica e dalla grafia sottile e puntigliosa”. Riservatezza su chi si è aggiudicato il pezzo che alla fine è stato assegnato a 22.100 Franchi Svizzeri, più diritti d’asta e tasse.

Fabrizio Stermieri

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