Raid salva Schena per Guzzetti?
La scena poteva far pensare a un revival dell’episodio di Canossa, con Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri, l’Associazione delle casse di risparmio, nei panni di Enrico IV a suonare al citofono della dimora del Vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, il Gregorio VII della circostanza. Non di umiliazione dalle tinte storiche, però, si trattava, ma piuttosto di qualche cosa a metà strada fra un’intercessione e un diplomatico saluto all’autorità. Riassumibile nel quesito che chiunque, un po’ addentro alle cose, si sarebbe posto di fronte al raid carpigiano di Guzzetti, il 3 maggio scorso: sarà per caso venuto a caldeggiare un secondo mandato per Giuseppe Schena da Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi? Non si vedono molte altre spiegazioni, in effetti, del fatto che l’83enne avvocato nonché ex senatore della Dc dal 1987 al 1994 e da 21 anni alla guida della Fondazione Cariplo, la più ricca d’Italia, si sia scomodato da Roma o da Milano per sbarcare in città. Un gesto importante e inatteso per uno che, anche se in scadenza, rientra nella eletta schiera dei cosiddetti “minotauri con teste da politico e corpo da banchiere” (la Repubblica, 9 gennaio 2017), vale a dire dei potentissimi, intoccabili, quasi tutti avviati verso i 90 anni che stanno alla guida delle maggiori Fondazioni bancarie italiane, quelle che custodiscono nel loro ventre patrimoni per oltre 40 miliardi di euro.